Fin dalla sua presenza nella collezione del cardinal Decano Carlo de' Medici, il dipinto era ritenuto opera autografa di Tiziano, attribuzione mantenuta fino all'Ottocento. Solo il Bianchi, alla metà del Settecento nel suo catalogo delle Gallerie, lo ricorda come "Scala di Tiziano". Furono Crowe e Cavalcaselle ad obiettare sull'autografia della tela ed a proporla come opera dei discepoli, particolarmente di Marco Vecellio.>>