Ricordato negli inventari (fino al 1890) come opera del Salviati, il dipinto fu attribuito dal Berenson a Paolo Veronese. La critica successiva, pur concorde nel riconoscervi influenze del Veronese giovane nei colori chiari e nell'impianto scenico, preferisce considerarla opera di Domenico Brusasorci le cui scelte artistiche furono determinate dal collega più giovane.