Opere alluvionate
Introduzione

Piccoli grandi tesori alluvionati
Un patrimonio da non dimenticare
A cura di:
Magnolia Scudieri
Maria Grazi Vaccari
Francesca Fiorelli Malesci
Edito da: Sillabe
Nella scelta di utilizzare un mezzo di ampia diffusione sta la convinzione di fornire a conservatori e studiosi uno strumento il cui rapido aggiornamento, unito ad una facile consultazione, consenta attraverso risultati condivisi un avanzamento della conoscenza e la successiva sottrazione all’oblio di opere ormai da tempo dimenticate.
Se al G. R. 5487 troviamo il Crocifisso di Cimabue, tragico emblema dell’arte colpita dalle acque nel Cenacolo di Santa Croce a Firenze, e scorrendo l’elenco molte altre grandi opere di provenienza ecclesiastica, tanti sono gli arredi che compaiono nel nostro “elenco”, e che in parte ancora giacciono nei depositi. Molti di questi, non ultimo il ricchissimo patrimonio tessile, non ebbero facile leggibilità e individuazione, tanto da apparire, all’epoca, difficilmente schedabili e ancora oggi, la scarsità o l’assenza di elementi ne impediscono il riconoscimento. Non si consideri quindi esaustiva questa enumerazione di opere –identificate dai numeri del Gabinetto Restauri (G. R. 5000-6489)- che, come è facile capire anche da parte di chi non ha vissuto i giorni della grande alluvione, non può comprendere l’intero patrimonio di opere mobili, dipinti e sculture, suppellettili e arredi, che l’acqua d’Arno danneggiò.
Quarant'anni non sono bastati [PDF - 102kb]
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Un Poccetti dimenticato

Quale dipinto potrebbe essere più rappresentativo della città e delle opere recuperate dall’alluvione di questo San Zanobi che converte alla fede il popolo di Firenze: il Santo vescovo vissuto nel IV secolo d. C., patrono insieme a Giovanni Battista della città, amministra il battesimo mentre in primo piano il Fiume Arno, con il leone ai piedi, guarda la città e il suo popolo che si affolla intono al Battistero, tempio già dedicato a Marte.
Fragile tela da apparato, eseguita probabilmente per le nozze di Ferdinando I con Cristina di Lorena del 1589 -in occasione delle quali la cattedrale e tutta la città furono abbellite con dipinti e sculture- era entrata nel patrimonio delle Gallerie Fiorentine già a partire dal 1880 e per lungo tempo, a causa delle precarie condizioni, collocata nei depositi.