Dodici mesi d'Arte

Dodici capolavori presentati e descritti dal
soprintendente Cristina Acidini

Dicembre Lorenzo Monaco Natività Lorenzo Monaco (Firenze, 1370 circa – 1425) Natività Tavola, cm. 28,5 x 61,3 Firenze, Museo di San Marco. Inv. 1890, n.8616 di Cristina Acidini

Incastonata come una piccola gemma nella straordinaria pinacoteca sacra che è il Museo di San Marco, la Natività di Lorenzo Monaco merita d’esser portata all’attenzione in questo mese, nella ricorrenza delle festività natalizie. La sua provenienza è stata identificata con relativa certezza solo nel secolo scorso: si tratta di un pannello della predella che il pittore – monaco dell’Ordine Camaldolese – Lorenzo Monaco approntò per un’importante commissione d’arte sacra, la pala destinata alla cappella funebre della potente famiglia Strozzi, attigua alla sagrestia della chiesa di Santa Trinita.
Lorenzo Monaco iniziò a dipingere nel 1422 ma, morendo nel 1425, lasciò incompiuta la pala proprio nella parte principale: la grande scena della Deposizione di Cristo, che dipinse in sua vece il suo più dotato allievo, il domenicano fra’ Giovanni da Fiesole noto come il Beato Angelico.
Posta sulla linea di confine fra il linguaggio codificato e raffinato del Gotico Internazionale e la nuova visione spaziale del Rinascimento, la Natività si segnala per la dialettica che oggi definiremmo surreale fra la singolare architettura della capanna – una spoglia cella cubica messa in prospettiva, con arco e finestrone centinato – e l’ancor più bizzarra cinta muraria turrita che racchiude la scena, al sommo di una montagna aspra e rocciosa. Debbono ancora arrivare i pastori (svegliati or ora dall’angelo, in alto a sinistra): nella cittadella dalle rosse mura solo la Sacra Famiglia e i due miti animali da stalla vivono i primi istanti della nascita del Redentore. Affusolato e vivace, il Bambino benedice dalla sua culla-mangiatoia (che, squadrata com’è, già adombra il sarcofago), Maria ammantata d’azzurro lo adora estatica, Giuseppe avvolto nel suo panno rosato interviene con la mano alzata, espressiva non si sa di quale monito o ragionamento. Lontano si profila il castello d’Erode, chiaro come un fantasma lunare nella Notte Santa.